Nella Clinica Sedes Sapientiae c’è un’equipe di chirurghi e fisioterapisti specializzati nella mano che, insieme ai medici della radiologia, lavorano per dare risposte rapide e innovative al dolore da patologie e traumi della mano.
Perché il tempo è determinante quando si parla di patologie della mano?
Fratture e lesioni da sport, traumi domestici, rizoartrosi, tendinopatie, tunnel carpale, dito a scatto e artrosi sono alcune patologie della mano e del polso più frequenti che, se non trattate adeguatamente, possono compromettere la funzionalità e qualità di vita della persona. Dalla diagnosi alla terapia conservativa o chirurgica, i tempi devono essere il più brevi possibile per evitare complicanze come la rigidità, con conseguente perdita della funzionalità dell’arto, spesso dovute a lunghi periodi di immobilizzazione.
Il tempo è un fattore importante quando si parla di riabilitazione post chirurgica: attendere 3/4 giorni per iniziare la riabilitazione potrebbe inficiare i benefici dell’intervento chirurgico, anche se eseguito con le più moderne tecniche e innovative tecnologie. Iniziare invece a riabilitare la mano fin da subito senza attese, sulla base delle indicazioni del chirurgo e affidandosi a terapisti della mano specializzati, è quindi un fattore di successo per il recupero del gesto, della funzionalità della mano e del polso, e della conseguente qualità di vita. Proprio per questo, il paziente viene seguito dalla visita, agli esami diagnostici (RX, ecografia, elettromiografia) e alla fisioterapia della mano, in unico centro, all’interno di un percorso organizzato per rispettare l’importanza del fattore tempo.
Qual è il percorso per il paziente con una patologia della mano o del polso?
Nel Centro di Chirurgia e terapia della mano della Clinica Sedes Sapientiae vengono trattate tutte le patologie della mano, delle dita e del polso, sia quelle acute – come ad esempio i traumi – o croniche – come l’artrosi – ma anche la patologia traumatica mista – ovvero che presenta fratture e lesioni tendinee.
Visita ed esami diagnostici
Una volta che il paziente arriva in clinica per la visita specialistica, sulla base della valutazione medica vengono richiesti ed effettuati gli esami necessari per la diagnosi. Una volta confermata, se è necessario un approccio chirurgico viene programmato; nel caso di indicazione per la terapia conservativa (fisioterapia e tutore), il paziente viene inviato al terapista della mano.
Tutore
Nel caso sia necessario un tutore, anche chiamato splint, sulla base delle indicazioni dello specialista, il terapista della mano confeziona il tutore in materiale termoplastico, in modo che si adatti alle esigenze della mano del paziente, e allo stesso tempo protegga e garantisca il miglior comfort durante le attività della vita quotidiana.
Oltre a proteggere strutture in via di guarigione, lo splint può essere utilizzato per correggere rigidità articolari, ottimizzando così i risultati ottenuti nelle sedute di fisioterapia ed accelerando il processo di guarigione.
Fisioterapia
Una tempestiva presa in carico da parte del terapista della mano è la chiave del successo in ogni percorso di cura di questo segmento.
I protocolli riabilitativi definiti dal chirurgo vengono messi in atto da terapisti specializzati, capaci di adattare le proposte terapeutiche alla fase di guarigione e alle esigenze del paziente.
Al paziente vengono poi insegnati alcuni esercizi da eseguire a domicilio, requisito fondamentale per una rapida e soddisfacente ripresa.
Qual è il percorso per chi soffre di tunnel carpale?
La sindrome del tunnel carpale consiste nella compressione del nervo mediano del polso e comporta formicolii e dolori notturni, debolezza nelle prese fini e scarsa sensibilità delle prime tre dita.
Dopo una prima valutazione, il paziente esegue l’elettromiografia, l’esame strumentale specifico che conferma la diagnosi e stabilisce la gravità della compressione del nervo.
Per casi di modesta sofferenza nervosa la terapia è conservativa e consiste nell’utilizzo di un tutore di posizionamento notturno e specifici esercizi di stretching.
Nei casi più gravi l’indicazione è chirurgica: attraverso un intervento mini invasivo il nervo viene liberato in maniera endoscopica tramite una piccola incisione al polso di meno di un centimetro; i disturbi svaniscono la sera stessa dell’intervento e il paziente può usare liberamente la mano dal giorno successivo per tutte le attività della vita quotidiana (ad esempio guidare e fare sforzi).
Unica cautela che il paziente dovrà seguire è evitare di bagnare la medicazione per 10 giorni.
Cosa si fa in caso di rizoartrosi?
La rizoartrosi è la degenerazione delle superfici articolari dell’articolazione trapezio-metacarpica, responsabile del movimento di opposizione del pollice.
È una delle forme artrosiche più diffuse, non solo della mano, ma di tutto il nostro corpo e colpisce con maggiore frequenza le donne.
Il primo approccio è sempre conservativo, volto a ridurre il dolore e rallentare le deformità caratteristiche della problematica (pollice a “Z”). Vengono confezionati direttamente sulla mano del paziente un tutore di posizionamento notturno e uno funzionale (da utilizzare durante lo svolgimento delle attività della vita quotidiana).
Nel percorso riabilitativo vengono insegnati esercizi specifici di rinforzo muscolare e individuati ausili e strategie alternative per ottimizzare la gestualità del paziente.
La chirurgia è invece l’ultima opportunità di trattamento ed è riservata ai pazienti che non rispondono più alle terapie conservative.
Dopo l’intervento il paziente deve mantenere il pollice e il polso immobilizzati per due settimane, per poi iniziare la fisioterapia con frequenza settimanale per quaranta giorni; dopo circa tre mesi il paziente riacquista la piena funzionalità della mano.
Qual è il percorso in caso di fratture?
Nel Centro di Terapia e Chirurgia della mano il paziente con una sospetta frattura ha la possibilità di eseguire la visita medica specialistica e i necessari accertamenti strumentali (radiografie ed ecografie).
In caso di frattura, a seconda della scomposizione e del numero di frammenti, il chirurgo opterà per un trattamento conservativo o chirurgico.
L’utilizzo di strumenti meno invasivi e capaci di ottenere un’ottima stabilità della frattura, permettono di iniziare la fisioterapia già nella prima settimana post intervento; l’immediata presa in carico da parte dei fisioterapisti e l’utilizzo di protocolli riabilitativi di “mobilizzazione precoce” consentendo un rapido recupero della funzionalità dell’arto e riducono il rischio di rigidità.