In Italia nel 2020 il diabete interessava il 6% della popolazione, pari a circa 3,5 milioni di persone. Con l’età aumenta la frequenza del diabete, fino a interessare 1 persona su 5 dopo i 65 anni. Per evitare complicanze gravi per la salute, sono necessarie la diagnosi tempestiva e cure adeguate, anche in gravidanza.
Approfondiamo l’argomento con il dott. Franco Cavalot, specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio della Clinica Sedes Sapientiae.
Quali sono i fattori che portano alla comparsa del diabete?
Il diabete è una malattia caratterizzata da alti valori di glucosio nel sangue (iperglicemia) dovuta al fatto che la produzione di insulina, un ormone prodotto dal pancreas, non è sufficiente a soddisfare le richieste dell’organismo. L’insulina, infatti, è fondamentale nella gestione del glucosio nel sangue, i cui livelli si alzano normalmente dopo avere mangiato, e nel suo utilizzo da parte delle cellule come fonte energetica. Quando il meccanismo di produzione o utilizzo dell’insulina è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno provocando iperglicemia e diabete.
Esistono diversi tipi di diabete e diversi fattori che portano alla comparsa della malattia. Le forme più frequenti sono:
- il diabete di tipo 2, o diabete dell’adulto, è il più frequente (circa il 90% delle persone con diabete), compare dopo i 40 anni a causa di numerosi fattori (familiarità per diabete, sedentarietà, età, sovrappeso/obesità) che concorrono ad alterare i meccanismi di produzione e di utilizzo dell’insulina prodotta dal pancreas.
- il diabete tipo 1, o diabete giovanile, è una malattia autoimmune che più frequentemente insorge nell’infanzia o nell’adolescenza, ma può comparire anche nell’età adulta, in una forma di diabete chiamata LADA, ovvero Latent Autoimmune Diabetes in Adults. Il diabete di tipo 1 colpisce in Italia circa 300.000 persone (5 persone ogni 1000), il 10% di tutti i casi diabete. È caratterizzato per lo più da una progressiva e rapida perdita della capacità di produrre insulina da parte del pancreas. Nell’età pediatrica è frequente l’esordio con la chetoacidosi, una condizione che può portare al coma ed in qualche caso anche alla morte, se non riconosciuta tempestivamente. In questo caso, l’insulina va introdotta ogni giorno nell’organismo dall’esterno.
- il diabete gestazionale, è il diabete che si manifesta per la prima volta con iperglicemia durante la gravidanza, interessa il 4% circa delle gestanti. È importante cercarlo durante la gravidanza perché si associa ad un aumento di complicazioni per il feto e del rischio di diabete sia nella mamma e nel bambino.
- Forme più rare di diabete, chiamate diabete MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young), compaiono in giovane età (20-30 anni), a causa di difetti genetici famigliari che per lo più interferiscono con la produzione di insulina.
- Ancora da menzionare sono le forme di diabete dovute a malattie del pancreas esocrino (la parte del pancreas che produce i succhi diegestivi), come la pancreatite cronica, tumori del pancreas o quando il pancreas viene tolto in corso di interventi chirurgici.
Se il diabete di tipo 2 si può prevenire adottando uno stile di vita sano, il diabete di tipo 1 non può essere gestito solo con dieta ed attività fisica, ma richiede terapia insulinica per tutta la vita.
Come si scopre di avere il diabete?
La diagnosi di diabete di tipo 2 avviene in genere a seguito di esami del sangue effettuati per motivi diversi, ad esempio per un controllo generale dello stato di salute, per un controllo di medicina del lavoro, prima di un intervento chirurgico, in occasione di ricovero per malattie delle coronarie, ictus o per infezioni acute quali le polmoniti o per piede diabetico. Altre volte il diabete si manifesta con disturbi della vista, con formicolio o dolore tipo punture di spillo o perdita di sensibilità alle gambe ed ai piedi, con disfunzione dell’erezione. In molti casi il diabete di tipo 2 non dà disturbi immediati; dato che però il diabete può dare complicanze in svariati organi (cuore, circolazione, occhi, vista, nervi, rene) nel corso degli anni, per scoprirlo per tempo è importante fare un controllo periodico della glicemia a partire dai 40 anni, in particolare se sono presenti i fattori di rischio che abbiamo menzionato (familiarità, sovrappeso/obesità, sedentarietà, età oltre i 60 anni, se è già stata trovata glicemia alta anche se non diagnostica per diabete, diabete in corso di gravidanza). Si parla di diabete, per accordo internazionale frutto di molti lavori scientifici, quando la glicemia a digiuno è uguale o superiore a 126 mg/dl (milligrammi di glucosio per decilitro di sangue), oppure uguale o superiore a 200 mg/dl due ore dopo aver assunto un carico con glucosio (OGTT).
Il diabete giovanile di tipo 1 si manifesta con sete, aumentata quantità di urine, perdita di peso, pelle secca, stanchezza, a volte scatenate da una infezione. Come già menzionato, in alcuni casi il diabete di tipo 1 esordisce con il coma, che, anche se raramente specialmente se non è riconosciuto, può essere mortale. Anche per questo motivo è stata approvata una legge (130/2023) che prevede di ricercare gli anticorpi del diabete e del morbo celiaco in tutti i bambini intorno ai 6 e agli 11 anni.
In alcuni casi, quando i valori della glicemia sono alterati ma non tanto da portare alla diagnosi di diabete, si parla di Alterata Glicemia a Digiuno (IFG) e di Alterata Tolleranza al Glucosio (IGT), condizioni note come pre-diabete; in questi casi, esiste un elevato rischio di sviluppare diabete, specie in persone affette da sovrappeso/obesità, dislipidemia (valori alterati dei grassi nel sangue), ipertensione.
Quali malattie sono complicanze associate al diabete?
A seconda del tipo di diabete, le complicanze possono essere acute, come per esempio coma chetoacidosico, dovuto ad accumulo di prodotti del metabolismo (i chetoni), con perdita di coscienza e grave disidratazione, come nel diabete di tipo 1, o croniche, come nel diabete di tipo 2. Tra le complicanze croniche più frequenti, sono da menzionare: la retinopatia diabetica, causata dai danni ai vasi sanguigni della retina, che porta a perdita della vista, oltre a un aumentato rischio di glaucoma e cataratta; la malattia renale, una malattia cronica che, se non trattata a partire dalla gestione del diabete, può portare a insufficienza renale, con necessità di dialisi fino al trapianto del rene; le malattie cardiovascolari (infarto, ictus, gangrena ai piedi); la neuropatia (malattia dei nervi), con sintomi soprattutto agli arti inferiori e disfunzione di svariati organi (cuore, sistema gastroenterico, vasoregolazione, disfunzione dell’erezione); il piede diabetico, che si manifesta con ulcere cutanee, infezioni e gangrena, è causato dai disturbi della circolazione e dei nervi, e può portare fino all’amputazione di dita del piede o anche all’amputazione di un arto.
Come si cura il diabete?
La cura per il diabete di tipo 2 passa attraverso cambiamenti dello stile di vita: attuando una alimentazione sana, equilibrata e controllata; praticando attività fisica regolare (almeno 150 minuti a settimana); sospendendo il fumo di sigaretta; riducendo il peso se è in eccesso. Un’alimentazione corretta, definita anche terapia medica nutrizionale, è fondamentale per mantenere il controllo delle glicemie, prevenire ipertensione e dislipidemie (elevati livelli di colesterolo e trigliceridi) e ridurre il rischio di complicanze del diabete. La terapia farmacologica viene introdotta se le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti a mantenere un controllo adeguato del diabete. Negli ultimi 20 anni sono stati preparati nuovi farmaci che permettono di controllare meglio il diabete, non danno ipoglicemia ed hanno un effetto più favorevole sulle complicanze del diabete. Bisogna sottolineare che in assenza di uno stile di vita corretto, la terapia farmacologica da sola non riesce a tenere sotto controllo il diabete.
Nel diabete di tipo 2 la terapia insulinica è necessaria in una minoranza di casi. Al contrario, nel diabete di tipo 1 la terapia insulinica è salva vita, quindi non può e non deve essere sospesa. I moderni dispositivi di controllo continuo della glicemia, a volte associati a sistemi di somministrazione dell’insulina basati sulla glicemia, aiutano molto a gestire la terapia insulinica, che indubbiamente ha una sua complessità e deve tenere conto di molti fattori della vita quotidiana.