Nonostante la sua diffusione, le cause precise della dermatite atopica non sono ancora completamente comprese, rendendo la gestione della malattia una sfida continua sia per i pazienti che per i professionisti della salute.
Ne parliamo con il dottor Luca Mastorino, specialista del Centro di Dermatologia della Clinica Sedes Sapientiae.
Chi soffre prevalentemente di dermatite atopica?
La prevalenza della dermatite atopica varia notevolmente in base all’età e al contesto socioeconomico. Studi epidemiologici indicano che la malattia colpisce tra il 10% e il 20% della popolazione pediatrica, mentre negli adulti la prevalenza varia dal 2 al 10%. Inoltre va segnalato che la malattia è più comune nella popolazione urbana e risulta meno frequente nelle aree rurali, suggerendo un ruolo dei fattori ambientali e dello stile di vita nella sua insorgenza.
Quali sono i fattori di rischio principali della dermatite atopica?
Si annoverano predisposizione genetica per chi ha una storia familiare di atopia (ad esempio, asma o rinite allergica), e una serie di trigger ambientali come allergeni, infezioni batteriche e stress emotivo. Questi fattori possono scatenare una risposta infiammatoria alterata in individui predisposti, che spesso presentano anche una barriera cutanea compromessa.
Come si presenta la dermatite atopica?
Le manifestazioni cliniche della dermatite atopica variano notevolmente con l’età: nei neonati e nei bambini piccoli, la malattia si presenta tipicamente con lesioni eczematose che coinvolgono le guance, il cuoio capelluto (spesso identificato come crosta lattea), e le superfici estensorie degli arti, come gomiti e ginocchia. In questa fase, i bambini possono mostrare prurito e disagio, anche se la capacità di grattarsi si sviluppa più tardi.
Man mano che il bambino cresce, le lesioni tendono a spostarsi verso aree più specifiche come il collo, le pieghe del gomito e le pieghe del ginocchio. Questa migrazione delle lesioni è probabilmente legata alla maturazione della pelle e alla selezione della flora cutanea, che influenzano la localizzazione delle risposte infiammatorie. Nell’adolescente e nell’adulto, le lesioni possono estendersi poi al collo, al dorso delle mani, e alle zone attorno agli occhi e bocca, spesso causando un significativo impatto sulla qualità della vita a causa del prurito persistente e delle ricorrenti infiammazioni. Oltre alla forma classica, esistono varianti cliniche come l’eczema nummulare, che si manifesta con lesioni a forma di moneta distribuite su tutto il corpo, e la prurigo nodulare atopica, caratterizzata da noduli pruriginosi. Queste varianti sono più comuni negli adulti e possono complicare ulteriormente la gestione della malattia.
Qual è il trattamento della dermatite atopica?
La dermatite atopica è una malattia cronica e recidivante, con un andamento spesso imprevedibile. Circa il 50% dei pazienti pediatrici vede una risoluzione spontanea dei sintomi entro i 13 anni di età, ma una quota significativa, pari al 15%, continua a manifestare sintomi anche in età adulta. In questi casi, la malattia può persistere per tutta la vita, con periodi di remissione alternati a fasi di acutizzazione, spesso legate a cambiamenti stagionali o a fattori ambientali.
In generale durante l’autunno e la primavera, si osserva spesso un peggioramento dei sintomi, con episodi di acutizzazione che possono essere particolarmente difficili da gestire. D’altra parte, l’estate tende a portare un miglioramento dei sintomi grazie all’esposizione solare, che sembra avere un effetto benefico, purché la pelle sia adeguatamente protetta dai raggi ultravioletti.
La gestione della dermatite atopica si basa su un approccio multifattoriale che include misure non farmacologiche e farmacologiche. È fondamentale mantenere la pelle ben idratata con l’uso quotidiano di emollienti, che aiutano a preservare la barriera cutanea e a ridurre la secchezza e l’irritazione.
La terapia farmacologica della dermatite atopica è varia e personalizzata in base alla gravità e alla localizzazione delle lesioni: i corticosteroidi topici rappresentano la pietra miliare del trattamento, grazie alla loro efficacia nel ridurre l’infiammazione e il prurito, ma il loro uso prolungato può essere associato a effetti collaterali, pertanto è spesso necessario alternare o combinare i corticosteroidi con altri farmaci topici, come gli inibitori della calcineurina, che offrono un’alternativa meno rischiosa per l’uso a lungo termine.
Nei casi di dermatite atopica moderata o grave, dove le terapie topiche non sono sufficienti, si ricorre a trattamenti sistemici: la ciclosporina è il farmaco di prima linea nella popolazione adulta, in particolare nei pazienti con lesioni estese e prurito severo, la fototerapia rappresenta un’altra opzione terapeutica valida, in particolare nei pazienti che non rispondono adeguatamente ai trattamenti farmacologici.
Recentemente, l’introduzione di farmaci biologici ha rivoluzionato il trattamento della dermatite atopica grave. Questi farmaci, mirati contro specifici mediatori dell’infiammazione, hanno mostrato risultati promettenti in termini di efficacia e sicurezza, offrendo una nuova speranza ai pazienti con forme di malattia refrattaria.
La prevenzione è invece un tema ancora oggetto di ricerca, con risultati contrastanti.