Alluce rigido: cos’è, sintomi e come si cura?


L’alluce rigido è una condizione frequente sia nei maschi che nelle femmine, caratterizzata da una forma delle dita dei piedi ad artiglio. Diverso dall’alluce valgo, in alcuni casi, l’alluce rigido può essere ben tollerato anche senza cure specifiche.

Ne parliamo con il professor Domenico Graziano, chirurgo del piede e della caviglia di Clinica Sedes Sapientiae.

Cos’è l’alluce rigido?

L’alluce rigido è una patologia del piede che consiste in una particolare forma di artrosi che colpisce la zona dell’alluce chiamata prima metatarso-falangea. Il metatarso è costituito da cinque ossa (ossa metatarsali) che vengono numerate da uno, cioè l’alluce, a cinque a cioè il mignolo; ogni metatarso è costituito da falangi che permettono al dito di muoversi. La patologia dell’alluce rigido, in genere si presenta sia a carico della testa del primo metatarso sia a carico della base della prima falange dell’alluce.

Come si riconosce l’alluce rigido?

L’alluce rigido determina una limitazione della flessione dorsale dell’alluce che può diventare più marcata e grave in relazione all’evoluzione del processo degenerativo causato dall’artrosi. Infatti, come in altre articolazioni del corpo, anche nell’alluce rigido tale patologia è a carattere evolutivo ed è classificata in quattro gradi, a livello internazionale (classificazione di Regnauld), sulla base sia di dati clinici sia di riscontri radiologici. I dati clinici che permettono di definire, secondo tale classificazione, il grado di artrosi vengono rilevati durante la visita specialistica con l’ortopedico e sono: dolore, limitazione funzionale e deformità del profilo anatomico della metatarso-falangea.

I riscontri radiologici, rilevati dalle radiografie del piede, si riferiscono alla presenza di osteofiti, ovvero piccolissimi spuntoni ossei alla base della prima falange e sulla testa del primo metatarso, e deformità artrosica di tali segmenti. In molti casi può essere richiesta anche una Risonanza Magnetica per studiare la cartilagine falangea, al fine di evitare il rischio di sottostimare il danno cartilagineo: infatti, il riscontro radiografico non fornisce indicazioni sullo stato della cartilagine.

Pur avendo le stesse cause biomeccaniche che generano l’alluce valgo, nell’alluce rigido non si riscontra mai, radiologicamente, la cosiddetta “sub-lussazione” dei sesamoidi, che sono piccoli ossicini sotto la testa del primo metatarso.

Tale sub-lussazione è sempre presente nell’alluce valgo, ma mai nell’alluce rigido e tale riscontro radiografico è importante al fine di differenziare l’alluce rigido dall’alluce valgo artrosico.

Quali sono le terapie per curare l’alluce rigido?

Nelle fasi iniziali della malattia, l’alluce rigido prevede un trattamento conservativo basato sull’uso di plantari e terapia fisica. Tuttavia, dal momento che si tratta di una patologia evolutiva, cioè che tende a progredire nel tempo, e che la velocità di evoluzione è diversa da soggetto a soggetto, negli ultimi anni l’indicazione chirurgica si è spostata anche nei gradi iniziali e questo a fronte di particolari tecniche artroscopiche.

È possibile prevenire l’alluce rigido?

Non vi è modo di prevenire la comparsa dell’alluce rigido, in quanto l’esordio della malattia è subdolo e le cause sono attribuibili a microtraumatismi ripetuti, nel tempo, passo dopo passo, a loro volta dovuti a cause biomeccaniche.