Bambini: quando è idrocele e come si cura?


Nei primi 2 anni di vita dei bambini, il rigonfiamento dello scroto, chiamato idrocele, è una condizione benigna comune specie nei nati prematuri. In genere si risolve da solo, ma se persiste dopo il terzo anno di vita è necessario l’intervento per evitare l’evoluzione verso l’ernia inguinale ed impedire che la compressione del testicolo ne alteri il normale sviluppo.

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Ne parliamo con il dott. Roberto Gesmundo, Chirurgo pediatrico della Clinica Sedes Sapientiae.

Come si forma l’idrocele nei bambini?

L’idrocele è una raccolta di liquido attorno al testicolo, molto frequente nei bambini, che si manifesta nel 16-25% dei nati prematuri e nel 5% dei nati a termine. In genere, l’idrocele è già presente alla nascita o nei primi mesi di vita (idrocele congenito), e può interessare un solo testicolo o entrambi (idrocele bilaterale). Nei bambini piccoli, tale raccolta è causata da un’anomalia nella discesa del testicolo dalla cavità addominale allo scroto che avviene intorno al 7°- 8° mese di gravidanza: durante la discesa, il testicolo viene accompagnato da una piccola estroflessione del peritoneo, che costituisce una sorta di canale di comunicazione tra l’addome e lo scroto, chiamato dotto peritoneo-vaginale. Nella maggior parte dei bambini, questo canale si chiude prima della nascita, ma se non avviene, continua a portare fluido dall’addome, provocando una forma di idrocele chiamata idrocele aperto o comunicante. In altri casi, invece, il canale si chiude, ma intorno al testicolo rimane comunque del fluido in eccesso, per cui si parla di idrocele non comunicante.

L’idrocele è una condizione solo dei bambini?

Oltre ai bambini, anche gli adolescenti e gli adulti possono sviluppare una forma di idrocele, chiamata idrocele reattivo o secondario. In questi casi, la comparsa di idrocele è diversa dall’idrocele congenito, ed è legata a traumi, infiammazioni, infezioni o più raramente alla presenza di tumori.

Come si può riconoscere l’idrocele nei bambini?

L’idrocele congenito non dà sintomi e non provoca alcun dolore, e nei primissimi anni di vita viene rilevato dai genitori sotto forma di rigonfiamento in corrispondenza dello scroto, talvolta di colore violaceo. La colorazione è dovuta ai vasi del funicolo spermatico bluastri spinti in superficie dalla massa di liquido. Il volume dell’ingrossamento dello scroto varia a seconda della posizione che il bambino assume: di sera, ad esempio, è normale che sia più voluminoso perché la posizione eretta durante il giorno favorisce il passaggio di liquido dalla cavità addominale allo scroto; di mattina, invece, il volume dell’idrocele è in genere minore perché la posizione sdraiata favorisce il ritorno del liquido nell’addome. Se i genitori si accorgono di variazioni di volume dello scroto del proprio bambino, è importante che ne parlino con il pediatra. La diagnosi è essenzialmente clinica. Essa consiste nella palpazione della tumefazione in corrispondenza del testicolo e nella sua transilluminazione, con una luce collocata dietro lo scroto. Completa l’indagine l’ecografia che, oltre a confermare la diagnosi, serve soprattutto a misurare i diametri della gonade (il testicolo) ed a confrontarli con il testicolo sano controlaterale.

Come si cura l’idrocele nel bambino?

Nel 70-80% dei casi di idrocele congenito, la guarigione è spontanea e non sono necessarie cure di alcun tipo. Se l’idrocele non regredisce spontaneamente, è necessario l’intervento chirurgico che può essere effettuato in day surgery, dopo il secondo anno di vita.

La tecnica chirurgica prevede una breve incisione di 2 centimetri sulla piega dell’inguine, l’apertura del canale inguinale, l’identificazione del sottile dotto peritoneo vaginale, del calibro di 3-4 millimetri ed il suo scollamento dal funicolo spermatico del testicolo (vasi venosi, arteriosi e deferente). Il dotto viene poi sezionato fra lacci a livello dell’anello inguinale interno. L’operazione si conclude con l’asportazione subtotale della membrana che avvolge il testicolo (vaginale propria), con la plastica del canale inguinale e con la sutura estetica della ferita chirurgica.

Dopo l’intervento, è consigliato il riposo, soprattutto nei primi giorni, per evitare l’insorgenza di gonfiore (edema) dei tessuti intorno al testicolo.