Approfondiamo l’argomento con la professoressa Emanuela Arvat, endocrinologa della Clinica Sedes Sapientiae.
Quali malattie benigne della tiroide provocano disfunzioni tiroidee?
Le malattie benigne della tiroide possono essere suddivise in malattie nodulari, come il gozzo tiroideo, che possono provocare un ingrandimento significativo della tiroide, e le disfunzioni tiroidee, ovvero patologie più strettamente associate alla carenza della produzione di ormoni tiroidei (ipotiroidismo) o all’eccessiva presenza in circolo degli ormoni tiroidei (tireotossicosi). In alcuni casi, la tireotossicosi è dovuta a iperfunzione ghiandolare, cioè la tiroide produce troppi ormoni tiroidei (ipertiroidismo); in altri casi, la tireotossicosi, cioè l’aumento in circolo degli ormoni tiroidei, è causato da un danno della tiroide che, distrutta, dismette in circolo ormoni tiroidei. In questo ultimo caso si tratta di alterazioni transitorie, che presentano sintomi uguali all’ipertiroidismo, ma nel tempo tendono a regredire e tornare a una normalizzazione della funzione, o all’ipotiroidismo se la tiroide rimane severamente danneggiata.
Fattori di rischio: quali sono?
La carenza di iodio è il principale fattore di rischio per lo sviluppo dei nodi tiroidei che può portare alla formazione del gozzo, ma si riconoscono altri fattori “gozzigeni”, come difetti congeniti (alla nascita) o acquisiti nei meccanismi di produzione degli ormoni tiroidei.
Altri fattori che influenzano l’epidemiologia delle malattie tiroidee, aumentandone il rischio sono la familiarità, il sesso femminile, l’età, la presenza di altre patologie autoimmuni, le radiazioni, il fumo, alcuni farmaci.
L’ipotiroidismo è raramente causato da malattie congenite mentre è più spesso dovuto a malattie acquisite nel corso della vita, soprattutto patologie infiammatorie croniche di origine autoimmune, in cui il sistema immunitario si rivolge contro gli antigeni propri dalla tiroide e, nel tempo, danneggia la ghiandola stessa e quindi la sua funzione; altre cause possono essere quelle iatrogene (conseguenti a terapie), come ad esempio interventi chirurgici alla tiroide, terapie radianti al collo, alcuni farmaci utilizzati per la terapia di altre malattie, ad esempio le aritmie.
Per quanto riguarda l’ipertiroidismo, gli adenomi tiroidei, patologie nodulari benigne caratterizzate da una iperproduzione incontrollata e non regolata degli ormoni tiroidei, possono essere una causa, così come terapie mediche con farmaci contenenti nella loro struttura chimica molecole di iodio possono indurre ipertiroidismo iatrogeno. Anche alcune malattie autoimmuni (Morbo di Basedow) possono causare ipertiroidismo, che in molti casi può, nel tempo, andare in remissione spontanea, esitando in una normalizzazione della funzione, oppure progredire verso l’ipotiroidismo.
Come prevenire le disfunzioni della tiroide?
Per prevenire in generale le malattie tiroidee e in particolare il gozzo della tiroide, è importante una corretta assunzione di iodio, che risulta molto difficile con la sola assunzione degli alimenti. L’utilizzo a scopo alimentare del sale iodato è pertanto raccomandato a tutta la popolazione sana, fin dall’età infantile. Possibili controindicazioni sono l’ipertiroidismo noto e i gozzi tiroidei di lunga durata. Anche l’astensione dal fumo, lo stretto controllo, da parte del medico, dei farmaci assunti dal paziente possono rappresentare strumenti di prevenzione delle disfunzioni tiroidee.
Quando rivolgersi al medico?
Oltre alle persone che presentano sintomi o segni di malattia della tiroide, le persone che hanno familiarità per malattia tiroidea e per alcuni tumori tiroidei, chi si è dovuto sottoporre in passato a terapie con radiazioni a livello del collo, dovrebbero seguire screening periodici con visita, esami degli ormoni tiroidei ed ecografia della tiroide, un esame rapido, indolore e non invasivo che permette di studiare la ghiandola.
Inoltre, è raccomandato il controllo della funzione tiroidea in caso di diagnosi di malattia autoimmune in cui sia nota la potenziale associazione con disfunzione tiroidea, di terapia con farmaci che possono indurre disfunzioni tiroidee, e in previsione di gravidanza se presente familiarità per malattie della tiroide o presenza, nella donna, di malattia autoimmune, tiroidea e non.