Approfondiamo il tema con il dottor Emiliano Calvi, specialista in Cardiologia della Clinica Sedes Sapientiae di Torino.
Cos’è l’ipertensione arteriosa?
L’ipertensione arteriosa è una patologia cardiovascolare che si manifesta con elevati valori di pressione arteriosa. La pressione arteriosa ottimale dovrebbe infatti mantenersi inferiore a 120 mmHg per quanto riguarda la pressione sistolica (ovvero la pressione massima) e inferiore a 80 mmHg per la diastolica (pressione minima); tuttavia, valori inferiori a 130/90 sono da considerarsi normali.
Al di sopra di questi valori vengono distinti diversi gradi di ipertensione, di severità crescente:
- Pressione alta ma non ancora ipertensione: pressione sistolica tra 130 e 139 mmHg e/o pressione diastolica tra 85 e 89 mmHg;
- Ipertensione di grado 1: pressione sistolica tra 140 e 159 mmHg e/o pressione diastolica tra 90 e 99 mmHg;
- Ipertensione di grado 2: pressione sistolica tra 160 e 179 mmHg e/o pressione diastolica tra 100 e 109 mmHg;
- Ipertensione di grado 3: pressione sistolica superiore a 180 mmHg e/o pressione diastolica superiore a 110 mmHg.
- Ipertensione sistolica isolata: pressione sistolica superiore a 140 mmHg, indipendentemente dalla pressione diastolica.
In quali pazienti può comparire l’ipertensione?
Secondo l’OMS, a livello globale quasi 1 miliardo e mezzo di adulti di età compresa tra i 30 e i 79 anni soffre di ipertensione. La prevalenza cresce progressivamente con l’età, superando il 60% oltre i 60 anni. Prima dei 50 anni di età l’ipertensione è più frequente nella popolazione maschile, mentre un aumento più marcato nel sesso femminile si osserva nel periodo della perimenopausa e della menopausa.
Quali sono i sintomi dell’ipertensione?
Nella maggior parte dei casi l’ipertensione arteriosa decorre in maniera asintomatica, ovvero non si manifesta con sintomi particolari. Questo aspetto la rende una patologia piuttosto subdola, che spesso si rende evidente in una fase tardiva a seguito dell’insorgenza di specifiche complicanze.
Tuttavia, alcuni pazienti che soffrono di ipertensione arteriosa possono accusare cefalea, vertigini, acufeni (fischio o ronzio nelle orecchie), alterazioni della vista, dolore toracico, episodi sincopali (svenimenti), cardiopalmo (sensazione di ritmo cardiaco irregolare e/o accelerato). In questi casi la necessità di riconoscere tempestivamente l’ipertensione diventa ancora maggiore.
Perché è importante riconoscere e trattare l’ipertensione?
L’ipertensione rappresenta un noto fattore di rischio cardiovascolare, incrementando la probabilità di coronaropatia, infarto miocardico, scompenso cardiaco, ictus cerebrale, e insufficienza renale; la correlazione con tali eventi cresce in misura proporzionale al grado di ipertensione e all’età del paziente. Bisogna inoltre considerare che la presenza di ipertensione deve essere contestualizzata nell’ambito del profilo di rischio generale del singolo paziente, accanto ad altri fattori quali fumo di sigaretta, obesità e sovrappeso, alti livelli di colesterolo, diabete, patologie metaboliche, stile di vita sedentario, predisposizione genetica e familiarità. La riduzione del rischio cardiovascolare richiede pertanto un intervento mirato a correggere ciascuno di questi fattori.
Quando iniziare i controlli per l’ipertensione?
Proprio perché l’ipertensione è una malattia così diffusa tra la popolazione generale, e spesso non si manifesta con sintomi se non in una fase avanzata, i controlli periodici sono fondamentali. È inoltre cruciale intercettare precocemente la patologia, in una fase in cui non si sono ancora sviluppate quelle alterazioni a livello cardiaco, vascolare e renale che possono determinare le complicanze prima citate. Si consiglia quindi avviare il monitoraggio della pressione anche prima dei 50 anni di età.
Come si diagnostica l’ipertensione?
La diagnosi di ipertensione arteriosa viene generalmente formulata a seguito della misurazione della pressione durante una visita medica. Tuttavia, il paziente può in autonomia monitorare la propria pressione utilizzando uno sfigmomanometro automatico, avendo cura di effettuare misurazioni quotidiane ripetute e costanti, e comunicandole al proprio cardiologo di fiducia.
Esistono inoltre strumenti che permettono di misurare la pressione in maniera continua nell’arco delle 24 ore (i cosiddetti ABPM, talora impropriamente chiamati “Holter pressori”), i quali consentono quindi di analizzare le variazioni pressorie nell’arco della giornata.
Come si tratta l’ipertensione?
In prima linea è necessario minimizzare gli altri fattori di rischio che spesso accompagnano e causano l’ipertensione (sedentarietà, obesità e sovrappeso, stress psicofisico). Si consigliano quindi uno stile di vita attivo (almeno 30 minuti al giorno di moderata attività aerobica) e un’alimentazione normocalorica (o ipocalorica in caso di obesità) e iposodica.
Successivamente, in caso di valori pressori persistentemente elevati si introduce una terapia farmacologica antipertensiva che prevede solitamente l’associazione di due farmaci somministrati alla minima dose efficace per mantenere i livelli pressori entro i limiti di norma.
La terapia farmacologica deve essere poi modulata in base alla risposta individuale del paziente e deve tenere conto delle specifiche comorbidità, abitudini e preferenze del paziente, in modo da ottimizzare l’efficacia e l’aderenza terapeutiche.