Osteoporosi: cambiare alcune abitudini riduce il rischio di fratture


Secondo i dati del Ministero della Salute, sono circa 5 milioni le persone che in Italia hanno l’osteoporosi, di cui l’80% sono donne in post menopausa. Questa malattia espone le persone affette a un maggior rischio di incorrere in fratture ossee. In alcuni casi, modificare le abitudini di vita permette di aiutare la prevenzione delle fratture da osteoporosi.

osteoporosi

Ne parliamo con la professoressa Emanuela Arvat, endocrinologa della Clinica Sedes Sapientiae di Torino.

Perché è importante prevenire le fratture da fragilità ossea?

L’osteoporosi è una malattia prevalentemente femminile, che aumenta il rischio di frattura specie delle ossa delle vertebre, femore, omero, polso e caviglia, a causa della riduzione progressiva della densità minerale del tessuto osseo che provoca un aumento della fragilità delle ossa. È particolarmente importante prevenire la fragilità ossea e le fratture da fragilità per osteoporosi perché, come dimostrano i dati disponibili, le conseguenze sono la disabilità motoria nel 20% dei casi, la morte nel 5% subito dopo la frattura del femore e nel 15-25% entro un anno dall’evento. Solo il 30-40% delle persone che hanno avuto una frattura da osteoporosi recuperano le condizioni precedenti la frattura.

È però importante distinguere due tipi diversi di osteoporosi: una è chiamata osteoporosi primaria o senile e include la malattia che può comparire in post-menopausa e in genere con l’avanzare dell’età, mentre l’altra è chiamata osteoporosi secondaria, può comparire a qualsiasi età a seguito di alcune malattie e farmaci. Esiste poi una forma più lieve di danno del tessuto osseo, chiamata osteopenia, che precede l’insorgenza dell’osteoporosi. 

In tutti i casi, agendo su alcuni fattori, chiamati fattori modificabili, è possibile ridurre il rischio di sviluppare osteoporosi e fratture da fragilità.

Cosa si intende per fattori modificabili e non modificabili per l’osteoporosi?

I fattori di rischio cosiddetti modificabili sono quei fattori su cui si può agire per attivare la prevenzione o la cura precoce dell’osteoporosi, prevenendo le fratture da fragilità. I fattori di rischio non modificabili, invece, quelli su cui non si può agire per attivare una prevenzione sono l’età e il sesso, fattori particolarmente importanti nell’osteoporosi primaria. Infatti, le persone di sesso femminile hanno una massa ossea inferiore a quella delle persone di sesso maschile, e quindi raggiungono più facilmente, con l’avanzare degli anni, la soglia di osteoporosi. Anche l’avanzare dell’età, come precedentemente detto, risulta un altro importante rischio per l’insorgenza di osteoporosi e fratture. Altri fattori non modificabili sono l’etnia, dal momento che le persone di etnia caucasica sono più propense a sviluppare osteoporosi, la familiarità per osteoporosi, aver avuto periodi di amenorrea (assenza del ciclo mestruale), una storia di fratture pregresse.

Sono considerati invece fattori modificabili tutte quelle condizioni che si possono cambiare e che derivano dallo stile di vita. Ad esempio, è un fattore di rischio modificabile per l’osteoporosi avere un basso peso (eccessiva magrezza, fisico gracile), un’alimentazione non adeguata e con carenze di calcio e vitamina D, l’abitudine alla sedentarietà e ad attività in ambienti chiusi, l’assunzione prolungata di farmaci noti per indebolire il tessuto osseo (per esempio cortisonici, farmaci contro l’acidità gastrica), le abitudini al fumo di sigaretta e all’assunzione di alcolici.

In particolare, cambiare abitudini a qualunque età può aiutare a ridurre il rischio di osteoporosi anche in presenza di fattori non modificabili, bloccare la fase iniziale della riduzione di densità ossea (osteopenia) che, spesso, porta all’osteoporosi. Adottare uno stile di vita  in grado di ridurre l’insorgenza di queste malattie significa smettere di fumare, ridurre o eliminare il consumo di alcolici, avere un’alimentazione che contenga calcio e vitamina D, esporsi alla luce solare (proteggendo la pelle in modo adeguato) per favorire la sintesi di vitamina D, aumentare l’attività fisica, preferibilmente 30 minuti al giorno per 5 giorni a settimana, associato ad esercizi di rinforzo muscolare, secondo le proprie condizioni di salute di partenza.

Come si diagnostica e cura l’osteoporosi?

La diagnosi di osteopenia e osteoporosi si basa sulla densitometria ossea (MOC), effettuata alle vertebre lombari e al femore. Per valutare la presenza di fratture da fragilità, il medico può richiedere un esame radiologico con raggi X alle vertebre, oppure una morfometria vertebrale, in grado di evidenziare eventuali deformazioni delle stesse. Esistono poi una serie di esami del sangue e delle urine, in grado di fornire informazioni circa le cause della malattia.

Gli esami diagnostici permettono al medico di valutare l’eventuale necessità di iniziare una terapia di integrazione con vitamina D e calcio e/o di tipo farmacologico, insieme ai cambiamenti di stili di vita che sono sempre raccomandati.

Sulla base delle valutazioni dello specialista, possono essere indicati farmaci che inibiscono, cioè riducono, il riassorbimento osseo impedendo che le ossa diventino più fragili. Tra questi farmaci, si trovano farmaci quali i bifosfonati, i più recenti anticorpi monoclonali, oppure si possono utilizzare i farmaci cosiddetti anabolici, cioè farmaci che tendono ad aumentare la densità ossea promuovendo attivamente la formazione di nuovo osso. Si tratta in generale di farmaci che non possono essere assunti continuativamente per tutta la vita; pertanto il medico, sulla base delle valutazioni cliniche e diagnostiche, può proporre, qualora necessario, di cambiare la terapia variando i farmaci.

Pertanto, è particolarmente importante che il paziente segua i controlli previsti secondo le indicazioni del medico, per valutare periodicamente l’andamento della malattia e la necessità di cambiare la terapia.